Piazzale Orti Manara, 4 - Sirmione (BS)
Alla scoperta delle Grotte di Catullo, reperti vista lago
“Sirmione, gioiello delle penisole e delle isole”, scriveva Catullo. A secoli di distanza il gioiello è ancora lì, ancora più lucente. Tra i “must” da visitare a Sirmione, sulla riva meridionale del Lago di Garda, vi è senz’altro il monumentale sito archeologico delle Grotte di Catullo, che conserva al suo interno una villa romana del I secolo a.C., tra le testimonianze del periodo romano più importanti e meglio conservate dell’Italia settentrionale. Nei piani inferiori della villa è ancora possibile ammirare distintamente loggiati e colonne affacciati sul Lago. La parte superiore, purtroppo meno conservata, era invece adibita alla vita quotidiana, con una sezione dedicata alla grande passione del popolo romano: le Terme!
L’estensione della villa è notevole: un’area di circa due ettari abbracciata da una profumatissima macchia mediterranea ed un antico uliveto di oltre 1550 alberi, da cui si produce un pregiato olio extravergine.
Invidiabile anche la posizione: i resti architettonici, infatti, sorgono sullo sperone roccioso della penisola di Sirmione, in una posizione privilegiata che abbraccia dall’alto tutto il Lago. Per la sua valenza storica e bellezza paesaggistica, il sito è annoverato come uno dei luoghi italiani più belli e più visitati del Paese.
Perché il nome “Grotte di Catullo”? La denominazione risale al Quattrocento, a seguito del ritrovamento di alcuni carmi del poeta veronese, in cui viene raccontato un ritorno nell’amata località: “Sirmione [...] con quale piacere, con quale gioia torno a rivederti!”. Sebbene la villa che ancora oggi è possibile ammirare sia stata presumibilmente costruita dopo la morte di Catullo, è indubbio che il poeta avesse un fortissimo legame con questa splendida località. Il titolo di “Grotte”, invece, pare sia stato attribuito durante il Medioevo: in seguito al crollo di alcune parti della villa presero forma degli antri naturali, presto ricoperti dalla vegetazione selvaggia, molto simili a vere e proprie grotte.
La villa e i suoi dintorni, nel tempo, sono stati mete di celebri viaggiatori tra cui Andrea Palladio, che si interessò dei resti della struttura specialmente dal punto di vista delle tecniche di costruzione. Meta di pellegrinaggi di architetti e studiosi per centinaia di anni, nel 1939 furono avviati i primi scavi da parte della Sovrintendenza per i beni archeologici, fino all’acquisizione nel 1948 di tutta l’area. Sessant’anni dopo l’inizio dei primi restauri fu inaugurato il Museo archeologico come lo conosciamo oggi. All’interno sono conservati alcuni reperti rinvenuti nella villa, affreschi restaurati e oggetti provenienti da chiese e palafitte sommerse lungo le coste della penisola di Sirmione. Con un piccolo sforzo di immaginazione, non è difficile immaginare quanto sfarzosa potesse essere la vita durante il pieno splendore della villa: terme, magnifici dipinti, natura lussureggiante, e un panorama tra i più belli al mondo.
